Lino Banfi: Un napoletano mi ha salvato

Poi commosso ricorda un Natale di tantissimi anni fa: “La vigilia di Natale del ’54 ero a Napoli, senza lavoro. Un prestigiatore che frequentava la Galleria Umberto mi dette il cappello universitario del figlio, di quelli con la visiera a becco. Mi disse: “Vai a Toledo e chiedi un’offerta per la cassa universitaria”. Alle 9 di sera il cappello era vuoto. Passa un tizio. Si ferma. Capisce al volo: “Tu non sei un universitario!”. Io gli racconto la mia triste storia. E lui: “Seguimi”. Mi porta nel suo basso, ai Quartieri Spagnoli. Trovo la moglie, pingue come lui, e cinque-sei bambini che schiamazzano. Ciro mi offre un pasto caldo e un giaciglio. All’alba mi sveglia, mi saluta e mi dà i soldi… che spesi per mangiare, on per andare a casa. Una volta diventato famoso, l’ho cercato dappertutto. Sono tornato sul posto. “No, qui non ha abitato mai nessun Ciro”, mi ha risposto il vicolo. Lo cerco ancora, per sdebitarmi. Una sera, a cena, raccontai la storia ad un amico cardinale. E lui: “Caro Lino, non c’è nessun Ciro. Quello era un angelo“.